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Caro Alì...

Aggiornamento: 13 mar

(Mentre scrivo questo post) mancano solo poche ore al mio ritorno, dopo 2 anni, sull'Isola di Socotra! Non nascondo la grande emozione. Ripensando alla mia prima esperienza in Yemen, uno dei primi pensieri non è legato strettamente al fascino surreale dei paesaggi e in particolare alle specie vegetali presenti, bensì a un incontro con un ragazzino, un abitante di un micro villaggio affacciato sul Mar Arabico. A Socotra è praticamente impossibile muoversi in autonomia e quando ci si mette piede si capisce immediatamente il perché: si viene prima investiti dal caos della "capitale" Hadibo, per poi lasciarsela alle spalle inoltrandosi nei vasti paesaggi naturali che sembrano essere rimasti intatti dalla notte dei tempi. Eppure l'isola è abitata e qua e là si scorgono piccoli villaggi. Dopo essermi informato prima del viaggio e avere chiesto informazioni alla guida locale, volevo a tutti i costi raggiungere una vallata che si diceva fosse ricchissima di alberi endemici, fra cui i celebri alberi bottiglia (Adenium obesum socotranum) e gli alberi sangue di drago (Dracaena cinnabari)!

Non solo avrei voluto raggiungere e fotografare quella vallata ma avrei voluto farlo al tramonto, in modo da ottenere immagini uniche e suggestive. Avrei avuto bisogno di una guida "extra" per questo, visto che l'accompagnatore era intento ad allestire il nuovo campo tendato e a preparare la cena.


Mohammed mi dice: "Andrea, fatti portare dall'autista al villaggio di Rekele, lì troverai il mio amico Abdullah, digli che ti mando io e ti accompagnerà dove vorrei fotografare...". Con l'autista raggiungiamo il villaggio e improvvisamente dalle mura in pietra di un'abitazione escono una decina di bambini e ragazzini entusiasti nel vederci arrivare. La guida chiama Abdullah e chiede info ai piccoli ma del signore, mia guida per la serata, nessuna traccia. Apparentemente non ci sono problemi, l'autista spiega ai giovani la situazione e uno di loro si fa avanti senza esitazione, offrendosi come mio accompagnatore.


Scendo dall'auto e siamo pronti ad affrontare un discreto dislivello che in un'oretta ci porterà nella valle che tanto bramavo visitare al tramonto. Il ragazzino avrà avuto 15-16 anni e si chiamava Alì.



Io indossavo i miei fedeli scarponi da montagna, seguendo l'esempio di mio nonno che faticava a ad abbandonarli persino in casa! Un vero alpino, il nonno.

Mentre Alì era completamente scalzo, come se quel sentiero fosse una passeggiata di poco conto.

Come scoprirò invece, niente sabbia o teneri muschi ma solo pietre, radici, piante di vario genere...ma lui parte a testa bassa, il più veloce possibile, insinuandosi fra massi e alberi veloce e agile. Mi ricordava tremendamente Mowgli de "Il Libro della Giungla"! A un certo punto lo sento ansimare e nonostante ciò non rallentava. Allora lo chiamo: "Alì, stop!". Si ferma e gli offro dell'acqua, che rifiuta. Allora tiro fuori una mela dallo zaino e la prende volentieri, mangiandola con avidità. In 2 minuti siamo di nuovo in marcia e dopo mezz'ora siamo finalmente nella valle...che effettivamente sembra incantata. Prima di tutto voglio fotografare Alì nel suo ambiente, voglio portare con me questo ricordo straordinario: dall'Alta Valtellina, accompagnato da un ragazzino yemenita scalzo, mi trovo quindi ad osservare specie vegetali incredibili che crescono solo qui e in nessun'altra parte del mondo. Attorno a noi solo natura incontaminata, vestigia di un luogo che sembrerebbe finzione. In qualche modo comunico ad Alì che avrò bisogno di un po' di tempo, allora lui si allontana, si adagia vicino a una pozza d'acqua che non capisco come possa essersi creata proprio lì! Preso dalla voglia di raccontare questo luogo pazzesco comincio a vagare qua e là, saltellando come uno stambecco dello Stelvio. Non credo che le foto che sto realizzando siano belle, anche perché non ho avuto modo di conoscere il luogo e di entrare in sintonia. Ho poco tempo, il tramonto sta arrivando e non voglio che la fotografia mi distragga troppo dal mio essere presente. I minuti volano come se fossero secondi e vedo in lontananza Alì che si avvicina a me con passo svelto, quasi come se fosse allertato da qualcosa. Mi raggiunge e mi fa capire a gesti che è il momento di andarsene, perché presto sarà buio e bisogna andare a letto, altrimenti potrebbe essere pericoloso!


Dimenticavo di dirvi che questa persona, così come le migliaia di socotrani che vivono al di fuori di Hadibo, non hanno a disposizione l'elettricità e che quindi vivono secondo i ritmi della natura! Tranquillizzo Alì riponendo le cose nel mio zaino fotografico, pronto a una discesa a passi ben distesi.

Mi sdebito con il ragazzino ringraziandolo per questa straordinaria esperienza...chissà se ti incontrerò di nuovo, un giorno! Andre

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