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Come in un sogno(la neve nel deserto!)

Negli ultimi anni, il deserto ha iniziato ad esercitare su di me un potere magnetico, lo stesso che da sempre attribuivo alle foreste primordiali.

Due ambienti così diversi, eppure accomunati da una caratteristica: il senso di smarrimento che sanno suscitare. Amo la sottile vertigine che si prova perdendosi nei loro spazi infiniti, quando ogni riferimento si annulla e il paesaggio si ripete all’infinito.

E solo quando ti arrendi inizi a sentire il battito del luogo. Un battito che ti guida.


Esistono luoghi che vanno visti almeno una volta nella vita. Sono luoghi iconici, che per la loro unicità catturano l’immaginazione di viaggiatori e turisti da ogni parte del mondo. I grandi parchi nazionali, famose montagne, spiagge paradisiache o cascate.

Ci sono invece luoghi che regalano sensazioni che meritano di essere coltivate come vera e propria linfa, con continuità. Emozioni che possono scaturire solo in condizioni particolari, in luoghi dove, chiudendo gli occhi, senti di possedere tutto ciò che ti serve. Spazi senza confini né limiti, dove sei tu a costruire il tuo mondo, il tuo personale sogno.

Sono ambienti in cui respiri la purezza di una natura che ti accoglie e ti respinge allo stesso tempo. Come nel deserto freddo del Gobi, dove la scala del territorio si dissolve e sembra che tutto il mondo si sia fatto vuoto, silenzioso, ovattato. Nessuna guerra, nessuna disparità, nessuna ricchezza o povertà: solo il vento, come unico compagno.

In quell'assenza di distrazioni (niente ristoranti, clacson, orari vincolanti, smartphone ecc) si riscopre la vita, nella sua forma più pura. Si vive e basta.

Si potrebbe camminare all’infinito nel deserto, senza mai inciampare, nemmeno nel buio più assoluto!

Nel deserto non ci sono ostacoli, c’è solo sabbia compatta e accogliente ed è come se ti trovassi su un interminabile tapis roulant, pronto a osservare ciò che ti circonda per scoprire che la vera oasi, l'unica zona fertile e di salvezza, si trova all’interno dell’involucro del tuo corpo. E provi il desiderio struggente di abbandonarti tra le curve sinuose delle dune, di lasciare che ti cullino per sempre nella tua beatitudine.


Quella mattina di marzo mi trovavo in esplorazione nel Deserto del Gobi, nella regione dell'Inner Mongolia, nel nord della Cina. Qui si possono incontrare le dune statiche più alte del pianeta. Sono in effetti montagne di sabbia! Il Gobi è un luogo remoto, ruvido. Solo una manciata di autisti hanno il permesso di guidare fra le immense dune di sabbia e solo Dio sa come possano farlo, senza perdere l'orientamento.

Questo deserto è stato una vera e propria rivelazione per me. Era da tempo che non provavo un’estasi simile davanti a un paesaggio. Saranno state le forme, le luci mutevoli, i colori che sembravano respirare. O forse quella sensazione di trovarsi su un altro pianeta. Il silenzio era così profondo che sembrava irreale. Nessuna scia in cielo. Nessuna voce.

Forse ero morto e ancora non lo sapevo. Non era importante. Non aspettavo nulla. Non desideravo nulla. Mi sentivo completo!

Ed è quando smetti di aspettare che la natura ti regala il suo miracolo: ecco la neve!


In quel momento riaffiorò nella mente una canzone del 1997 che ascoltavo da ragazzino alla radio: "Snow on the Sahara", cantata da Anggun. Un titolo che aveva sempre evocato paesaggi impossibili e stimolato la mia immaginazione. Ora, nel cuore del Gobi, sembrava trovare finalmente il suo vero significato: ascolta qui il pezzo


Il testo della canzone è una sorta di dichiarazione d'amore, di fedeltà assoluta verso la persona amata, una promessa di starle per sempre vicino e in qualsiasi circostanza, anche le più difficili. Il brano si spinge poi oltre, affermando di fare l'impossibile pur di guidare la persona che si ama sulla strada giusta "se le tue speranze si disperdessero come la polvere sulla tua traiettoria, sarò la luna che brilla sul tuo sentiero"; lo stesso titolo della canzone è sicuramente emblematico "Neve sul Sahara", ad affermare dunque che si farà di tutto, anche pregare e chiedere l'impossibile "pregherò per far cadere la neve sul Sahara" pur di esserci e aiutare in ogni circostanza chi si ama.

(significatocanzoni.it)


La foto

Una nevicata che assomigliava appunto a un miracolo, durata 4-5 minuti, non di più. Sopraffatto dall'emozione non è stato facile trovare la quadra per poter raccontare quell'evento straordinario. Serviva una zona di contrasto e nel deserto, senza il sole a disegnare ombre, non è cosa facile. Il teleobiettivo, nella maggior parte dei casi la mia scelta prediletta in quel paesaggio, mi avrebbe permesso di schiacciare i piani e congelare la caduta di migliaia di fiocchi (l'immagine si apprezza maggiormente a massima risoluzione, non in questa anteprima web). Ho avuto il tempo di provare tre o quattro tempi di scatto diversi, cercando la resa migliore, prima che la nevicata perdesse intensità.

Giusto il tempo di reagire e il sogno era svanito.


Curiosità: era la nona volta nel Deserto del Gobi per la mia collega Juanli. Lo aveva sempre esplorato durante l'autunno/inverno ma mai aveva visto scendere la neve prima.

Per i più tecnici e curiosi ecco qualche dato:

  • Fotocamera: Canon 5D MKIV

  • Obiettivo: 100-400mm f/4 @ 176mm

  • Tempo di scatto: 1/80"

  • Diaframma: f/11

  • Sensibilità ISO: 400

  • Treppiede


Io e Juanli siamo già al lavoro per proporvi, nel 2027, una nuova spedizione nella remota e pressoché inaccessibile area del Gobi cinese (regione della Inner Mongolia).

Gli stimoli fotografici in quei paesaggi sono infiniti e soprattutto garantiti, indipendentemente dalle condizioni meteo. Il paesaggio è incredibile, mutevole. Si scatta sempre, a tutte le ore del giorno, può essere estenuante ma è così magnifico...! Mi raccomando non perdete nessun aggiornamento: TUTTI I VIAGGI Un abbraccio e a presto,

Andre

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