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Hiroshima

Aggiornamento: 18 gen

(Sono anni ormai che non esco più con un obiettivo ben preciso in mente. Il più delle volte mi allontano anche senza fotocamera e mi accorgo che l'ispirazione può trovarsi dietro l'angolo...e allora anche solo con un telefonino mi piace provare a interpretare una potenziale scena che si nasconde in natura. È più importante quel brivido, quell'intuizione, quella voglia di raccontare, che la foto stessa.) L'immagine qui sotto ha preso vita una mattina di poche settimane fa. Mi trovavo con i ragazzi sull'altipiano della Puna argentina, nel cuore del Salar de Antofalla, ossia uno dei luoghi più straordinari dell'itinerario che ci porta ogni anno ad esplorare il nord ovest argentino. L'alba era arrivata da poco, il paesaggio era calmo, trasmetteva pace, direi un senso di stasi. Il cielo sgombro invitava a passeggiare e a far cadere l'occhio sulla terra e sulle storie che essa non smette mai di raccontare.

Il territorio era ricoperto di strani arbusti sparsi qua e là, che a volte si trasformavano in veri e propri bonsai!


Il nome di questi arbusti è "rica-rica" (Aloysia deserticola), una pianta molto aromatica, endemica degli altipiani andini delle regioni del nord del Cile e dell'Argentina. Alcuni in particolare avevano forme bizzarre e sembravano quasi alberi in miniatura e, man mano che la luce saliva, facevo notare ai ragazzi come le ombre allungate di questi arbusti andassero a creare ulteriori forme e suggestioni nel territorio.

Proprio questo "albero in miniatura" mi aveva colpito più di tutti: la luce radente e calda, il terreno scuro, lo sfondo fatto di steli d'erba secca e quell'ombra proiettata che in un attimo mi aveva fatto balzare al 6 agosto 1945.

Chiamo uno dei ragazzi a pochi metri da me, indicando la scena: "Paul, guarda! È Hiroshima".

Sgomento.


Degli spettri nucleari abitano nella città di Hiroshima, in Giappone. Sono le ombre di Hiroshima.

Nel parlare di ombre di Hiroshima o spettri nucleari, non parliamo solo di quelli che affollano le menti martoriate degli individui che portano dentro di sé gli effetti devastanti di quello che è stato uno dei momenti più drammatici della storia dell’umanità. Si tratta, infatti, di vere, concrete, ombre che non vogliono abbandonare il luogo.

Impossibile dimenticare la data che cambiò la storia per sempre: era il 6 agosto del 1945 quando avvenne la tragedia. Un bombardiere americano B-29 sganciò una bomba ad uranio che spazzò letteralmente via il centro della città e inondò il territorio di radiazioni che in poche settimane distrussero il corpo dei rari superstiti. Il terrificante attacco tolse la vita a oltre 70.000 persone, per non parlare delle migliaia di civili che nelle settimane, nei mesi e nei giorni successivi al catastrofico evento, persero la vita a causa dell’avvelenamento da radiazioni.

La potenza del colpo fu tale da lasciare anche un altro agghiacciante e indelebile segno, una sorta di macabro promemoria: le cosiddette ombre di Hiroshima, vere e proprie sagome stampate sulle superfici che tracciano la figura di ciò che si trovava lì al momento della catastrofica esplosione. Queste inquietanti ombre furono causate dalla sovrapposizione dei corpi all’irraggiamento scaturito dallo scoppio, schermando le radiazioni termiche e lasciando dunque una “zona d’ombra” sulla parete retrostante. Ombre di ogni tipo infestano la città di Hiroshima, rimaste al posto di quei corpi spazzati via dal calore dell’esplosione: l’ombra di un uomo che corre via tenendosi il cappello, una bambina che salta la corda incurante di quello che sta per accaderle, un uomo che passeggia con il suo bastone, l’ombra di una bicicletta che giace abbandonata sull’asfalto. Dilagano nella città immagini di questo tipo, un inquietante monito che necessariamente ricorderà ad oltranza come la crudeltà dell’essere umano in alcuni casi possa provocare segni indelebili nel corso della storia, sia personale sia dell’ambiente in cui viviamo.

La foto

Amo scattare a mano libera, senza filtri, pensando solo a comporre. La semplicità di una visione, tutto qui. Nulla da spiegare, nulla di difficile, solo un'intuizione che prende vita e che rimane per sempre. Mi vengono i brividi a scrivere queste poche righe, pensando al bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, dopo avere visto settimana scorsa il film Oppenheimer, che racconta appunto dell'invenzione della bomba atomica e di tutte le dinamiche che ruotarono attorno a quell'evento.

Basta parole, vi lascio solo riflettere e se vi vorrà di lasciare un commento qui o in privato mi farà come sempre estremamente piacere.



Per i più tecnici e curiosi ecco qualche dato:

  • Fotocamera: Canon 5D MKIV

  • Obiettivo: 100-400mm f/4 @ 110mm

  • Tempo di scatto: 1/1250

  • Diaframma: f/5,0

  • Sensibilità ISO: 100

La Puna argentina è diventata uno dei must fotografici ormai e ogni anno torno più di una volta in quei luoghi impressionanti con gruppi di appassionati. Non perderti nessun aggiornamento, prima o poi dovrai venire anche tu, ne varrà la pena! ;)

Tieni monitorate le prossime date: TUTTI I VIAGGI Un abbraccio e alla prossima storia,

Andre

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