Mai periodo migliore per...Viaggiare
- Andrea Pozzi
- 28 lug
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 5 giorni fa
Ultimamente si sente parlare moltissimo di overtourism, di luoghi iconici o che improvvisamente diventano tali. Si sente sempre più spesso utilizzare un terrificante neologismo: "instagrammabile". Questo termine personalmente mi mette i brividi.
Da google: instagrammabile è un aggettivo che si riferisce a qualcosa (un luogo, un oggetto, un'immagine, ecc.) che è considerato particolarmente adatto o attraente per essere fotografato e condiviso su Instagram o altri social media. In pratica, si tratta di elementi che hanno un forte impatto visivo, un'estetica particolare, o che suscitano emozioni, rendendoli degni (!!!) di essere immortalati e pubblicati online.
E ancora: il termine sottolinea l'idea che un contenuto "instagrammabile" abbia un alto potenziale di essere condiviso, generando interazioni e aumentando la visibilità del soggetto su Instagram. Molti turisti scelgono ormai le loro destinazioni e le loro attività in base alla loro instagrammabilità, cioè alla possibilità di scattare foto memorabili e suggestive (almeno secondo loro), che possano far sognare e "morire d'invidia" i propri followers.
Questa è un po' la definizione del turismo moderno, con eccezioni ovviamente. La direzione tuttavia è stata presa e sembra quasi esserci un "point of no return".
L’Instagrammabilità può diventare una vera e propria ossessione, per le persone che basano la propria autostima e la propria felicità sul numero di likes e di followers che ricevono, che cercano di apparire perfette e invidiabili, che si confrontano e si paragonano continuamente con gli altri, che si perdono la bellezza e il senso delle cose per la fretta di fotografarle (spesso dando le spalle alle bellezze, mettendosi in primo piano, con pose...come dire, discutibili) e postarle.
E allora perché questo sarebbe il periodo migliore per poter Viaggiare? Ho riflettuto molto su questo tema negli ultimi tempi e sono sempre più convinto che questo periodo storico rappresenti una grande occasione per noi viaggiatori.
Se ci pensate il malato mondo dei social crea sempre più polarizzazione, le persone tendono a schierarsi di qua o di là, seguono trend, in maniera superficiale agiscono come burattini azionati da quella macchina infernale che teniamo in mano per ore e ore, ogni singolo giorno.
Il sovraffollamento di turisti è una problematica non facile da affrontare...ma da una parte ci da un'enorme opportunità, quella di imparare a guardare oltre, quella di dimenticarci per un attimo delle "solite" destinazioni o attività per dare valore alle bellezze nascoste e più vere, a volte meno impattanti (è davvero così?) ma altrettanto emozionanti. O forse ancor più.
Sto parlando dei sentiero più ripido, non pubblicizzato. Sto parlando del lago nascosto, senza un rifugio, oppure del picco granitico non raggiungibile con una funivia. Così come il museo che espone artisti di nicchia, oppure una qualsiasi (lettaralmente qualsiasi) cittadina medievale del nostro amato Bel Paese.
E potrei continuare con un elenco infinito di esempi.
Il mondo non è mai stato così grande, vario e sorprendente come al giorno d'oggi! È incredibile come, navigando sui social, le località che compaiono siano sempre più o meno le stesse...sembra quasi di trovarsi in un mondo "noioso". È paradossale! È malsano, viene quasi la nausea.
Chi viaggia veramente, chi è viaggiatore con la V maiuscola e non turista, sa perfettamente che non è così. Sa che la natura, così come la storia, la cultura, l'arte, sono fatte di mille sfaccettature, che sono i nostri occhi e i nostri sentimenti a dare il vero valore alle cose. Che l'esperienza sta davanti a tutto. Persino le "solite destinazioni" rappresentano un caleidoscopio di esperienze, dobbiamo solo cambiare il modo di vedere le cose!
Bisogna a mio parere "ribaltare il tavolo" e cercare di fare un passo indietro a volte, rendendosi finalmente conto di ciò che è importante: vivere la vita in tutta la sua interezza, limitando le perdite di tempo, allontanandosi da quella corrente pericolosa...da quel flusso di persone e di pensieri che, attraverso un pericoloso imbuto, ci trascinano in un punto morto, nell'acqua stagnante dell'apatia! Diversifichiamo le nostre vite! Cerchiamo la nostra vera vocazione e coccoliamo la nostra vera passione, assecondandola con il ritmo delle nostre, personalissime, emozioni!
Vorrei brevemente menzionare un altro tremendo tema, che è entrato nella nostra quotidianità, quello della geolocalizzazione. Tutto è ormai diventato raggiungibile, a portata di click. Fino a qualche anno fa partecipavo a concorsi internazionali di fotografia e voglio raccontarvi qualcosa a riguardo, che forse non tutti voi sanno. Più volte, per preparare le immagini premiate in funzione dei vari festival, veniva richiesta all'autore la geolocalizzazione della foto, una richiesta che per me rasenta la follia. Non ho mai voluto fornire il GPS di una foto (e mai attivo il GPS sulla mia fotocamera) proprio per preservare l'ambiente in cui era stata realizzata.
Ma vi immaginate? Un qualsiasi spettatore di una mostra fotografica vede una foto, magari con superficialità, si interessa al luogo specifico, vede l'indicazione GPS (magari con un comodo QR code esposto) e dopo pochi giorni si trova nell'esatto punto a realizzare una foto del tutto simile, con le gambe del treppiede posizionate nello stesso identico punto. Magari questo stesso osservatore ha un seguito di milioni di followers sui social, questi milioni di followers vedono l'immagine che l'influencer ha realizzato prendendo spunto dal GPS ingenuamente indicato dall'autore della foto del concorso...e ha così inizio una catena devastante e distruttiva, che porterebbe alla rovina di un ambiente naturale, in primis, e poi a un'omologazione della fotografia e persino del suo approccio... Veramente vogliamo continuare in questa direzione? A farci servire da un algoritmo lo stesso piatto colorato, apparentemente succulento ma privo di sapore? No, grazie. Preferisco prendere in mano una cartina cartacea, abbracciare l'idea di esplorazione, quella vera. Leggendo racconti di avventurieri del passato, facendomi rapire da quelle suggestioni, sognando. Proiettandomi lontano da tutto e tutti, almeno per un attimo. Vivere la mia vita! Preferisco servirmi dell'overtourism per escludere a priori certe destinazioni, oppure visitandole (perché vale pur sempre la pena visitare certi luoghi, ci mancherebbe!) ma fuori stagione, oppure in orari (ove possibile) in cui non si trova nessuno o quasi.
Tutti vogliono vedere una volta la Gioconda, tutti vogliono visitare le 3 Cime di Lavaredo oppure le celeberrime cascate islandesi...non bisogna per forza privarsi di queste e altre 100mila bellezze naturalistiche e non, però è importantissimo rendersi conto che c'è anche dell'altro! E allora la nostra ricerca, la nostra voglia di uscire dal solito sentiero prestabilito, dai soliti canoni imposti dalla società, diventa il vero valore...che potrà accrescere la qualità di ogni singolo istante vissuto, la qualità di un'intera vita!
Qui sotto condivido con voi un'immagine realizzata 11 anni fa in Siberia, durante una delle avventure più estreme di tutta la mia vita. L'omino "instagrammabile" che vedete sotto il masso sono io. Ma qui non avevo connessione internet, non avevo GPS, non c'erano persone, c'ero solo io con il mio compagno di viaggio, la nostra tenda nella solitudine spaventosa della tundra e tanta voglia di scoprire...

I tempi sono cambiati da allora? Sì, molto. Ma quello che ci smuove, quello che ci fa provare sensazioni uniche e indimenticabili, rimane inalterato dalla notte dei tempi. Provo tanta gioia e gratitudine, nutro tanta speranza per il futuro e non vedo l'ora di tornare là fuori per testimoniare qualcosa di ancora non testimoniato!
Riporto qui sotto la mia citazione preferita, che nomino in ogni serata di condivisione:
“Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa.” Primo Levi
Grazie. Life is beautiful,
Andre
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